Storiellina vera, che può servire da esempio sui rapporti tra contribuente e fisco tedesco e da comparazione con quanto accade in Italia. Con tutti i ragionamenti sui due sistemi paese
che ne conseguono. Con molte scuse per essere autobiografico e scrivere in prima persona: non è mio costume,
ma non vedo come non farlo in questo caso. E attenzione alle date!
Il 29 dicembre 2015 il Finanzamt, l’equivalente tedesco dell’italica Agenzia delle Entrate, mi fa pervenire, come ogni anno, tramite il mio commercialista, il cosiddetto “Bescheid”, ovvero l’attestazione in base ai redditi da lavoro autonomo del 2014, dove si fissano gli importi dovuti all’erario per quanto riguarda l’imposta sulle persone fisiche nel 2015, che dovranno essere pagati
con rate trimestrale nel corso del 2016. Nel documento è previsto, però, anche un notevole anticipo-conguaglio una tantum sul dovuto per il 2016, che, inesorabilmente, verrà prelevato dal mio conto corrente il 4 febbraio di quest’anno.
Immaginabile la mia gioia…Peraltro il commercialista mi fa subito presente che se io avessi previsto di indicare nella dichiarazione per il 2015 un reddito sensibilmente inferiore a quello del 2014 – dove figurava in effetti un importante introito da prestazione di lavoro percepito una tantum – avrei potuto ricorrere e chiedere l’annullamento dell’anticipo.
Il professionista scrive così al Finanzamt una semplice letterina (semplice mica tanto, quanto a burocratese la Germania può dare punti all’Italia…), che invia per posta normale, spiegando il perché
della richiesta. Il 21 gennaio 2016 arriva la risposta: controdeduzioni accettate e niente salasso anticipato del mio conto corrente.
Sul fisco tedesco, in tanti decenni di permanenza in Germania, mi sento di dire una cosa: nessuno è Babbo Natale ed anche qui con le tasse non scherzano quanto a pesantezza. Ma riguardo la certezza dei diritti dei contribuenti e la sollecitudine non solo nel chiedere, ma nel restituire, se del caso, nulla da dire.