
Foto: Gudrun Klare-Degl’Innocenti
MARCO DEGL’INNOCENTI
RASUN DI SOPRA – La valle di Anterselva (Antholz in tedesco) è una laterale della val Pusteria, diventata celebre per essere una delle “culle” internazionali del biathlon. Forse anche questo il motivo per cui è molto amata, oltre che dagli italiani, soprattutto da tedeschi, austriaci, mitteleuropei e scandinavi in generale, tra i quali questo sport riscuote un tifo enorme. Ma va sottolineato che qui è cresciuta Dorothea Wierer, la campionessa azzurra che negli ultimi anni, con i suoi successi internazionali, ha certamente contribuito ad accrescere anche in Italia la popolarità di questa disciplina nordica.
La valle – al cui termine è incastonato l’omologo, romantico, lago – è lunga, ampia, soleggiata. Ascende verso la giogaia alpina che separa l’Alto Adige dal Tirolo ed è punteggiata da alcuni piccoli paesi. Uno di questi è Rasun (Rasen), borgo diviso in “di Sotto” (Niederrasen) e “di Sopra” (Oberrasen), come tradizione toponomastica da queste parti. Posti tranquilli, per un turismo non chiassoso. Pochi alberghi, molto confortevoli, ma non pretenziosi, diverse case ed appartamenti per le vacanze. Nessun eccesso architettonico, tutti gli edifici, anche i più grandi e recenti, presentano il classico stile alpino-tirolese di queste zone. Con un trionfo del legno.
Tra le offerte di alloggio turistico, però, una è decisamente originale: il “Burgfrieder Mühle”. (www.burgfrieder-muehle.com ) Arrampicato su un ripido pendio che volge a nord-est, da lontano appare come uno dei tanti, tipici, fienili alpestri che punteggiano i prati di queste zone. Nulla di appariscente, una piccola costruzione, un cubo di legno scuro su un basamento di pietre.
Quando, però, i due giovani proprietari Brigitte e Josef, fratello e sorella, aprono la semplice porta con lo spesso vetro isolante, ecco un piccolo mondo inatteso e sospendente. La bella stanza rivestita in legno chiaro è soltanto all’apparenza un confortevole tinello con cucina completamente arredata ed attrezzata. Al centro dell’ambiente domina una complessa e un po’misteriosa struttura, anch’essa in legno, con annesse pulegge, cinghie di trasmissione, stanghe, tramogge e soprattutto due pesanti mole. «Questo da oltre 100 e fino a 35 anni fa era un mulino. Serviva, a produrre farina e mangimi per il maso (la tipica fattoria del Sudtirolo, n.d.r.) della nostra famiglia». E così dicendo Josef indica con il dito la bianca costruzione in pietra che si affaccia sul pendio alcune decine di metri più in alto.
Josef e Brigitte hanno avuto l’idea di ristrutturare il vecchio mulino, per farne un accogliente e – diciamolo pure – esclusivo, alloggio per vacanze. Ma il mulino inteso come macchinario – un tempo alimentato dalle acque di un ruscello che scorre ai piedi della costruzione – è rimasto al centro del piccolo edificio. Anzi, si può dire che ne è il vero, suggestivo, cuore. Intorno ad esso una comoda scala di legno sale al primo piano dove è stata ricavata un’ampia camera matrimoniale affiancata da un bel bagno spazioso e luminoso. Al piano superiore, sotto il tetto spiovente, ancora una stanza da letto per altre due persone. Gli ospiti hanno a disposizione tutto quanto si possa desiderare per trascorrere, nella privacy più assoluta, una esperienza di vacanza unica. Compresa una bella sauna finlandese e per i più coraggiosi la possibilità di un bagno “Kneipp” nell’antistante laghetto creato dal ruscello che sgorga proprio sotto l’antica costruzione.
Il paesino di Rasun di Sopra giace ai piedi del ripido pendio, quasi a picco sotto il mulino, ma si raggiunge in un paio di minuti d’auto. Un senso di pace regna al limitare di un fitto bosco di conifere e al mattino, dopo il risveglio da una nottata immersi nel silenzio, Brigitte si presenta sorridente con un cesto di vimini colmo di freschi e fragranti prodotti del maso per la prima colazione, da lei preparata con cura.
Lasciare il “Burgfrieder Mühle”, pur se soltanto dopo un breve soggiorno, non è facile. Ma Josef tiene a fare ancora una sorpresa agli ospiti, prima di salutarli. Avvia il mulino – ormai con un pulsante elettrico, non più con l’antica turbina mossa dall’acqua – che prende a ruotare le mole, scuotere pulegge e tramogge, in un toc-toc-toc ritmato sempre più incalzante. Lo ha restaurato lui, con le sue mani. E ne è orgoglioso: «Funziona come prima, anche se ormai soltanto per dimostrazione, non macina più grano. Ma potrebbe farlo. E così questa testimonianza della nostra vita rurale di un tempo è preservata e tramandata anche ai turisti».
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OBERRASEN – Die Antholzer Tal (italienisch: La valle di Anterselva) ist ein Seitental des Pustertals und hat sich international einen Namen als eine der Hochburgen des Biathlons gemacht. Vielleicht ist das auch der Grund, warum es nicht nur von Italienern, sondern besonders von Deutschen, Österreichern, Mitteleuropäern und Skandinaviern geschätzt wird – allesamt Nationen mit einer großen Leidenschaft für diesen Sport. Zudem ist es die Heimat von Dorothea Wierer, der italienischen Biathlon-Championesse, die mit ihren internationalen Erfolgen in den letzten Jahren erheblich zur wachsenden Popularität dieser nordischen Disziplin in Italien beigetragen hat.
Das Tal erstreckt sich weit, sonnig und malerisch bis zu seinem Ende, wo der gleichnamige, romantische Antholzer See liegt. Es führt hinauf zum Alpenkamm, der Südtirol von Tirol trennt, und ist gesäumt von kleinen, beschaulichen Dörfern. Eines davon ist Rasen (italienisch: Rasun), das sich – wie es in dieser Region üblich ist – in Niederrasen und Oberrasen unterteilt. Es ist eine ruhige Gegend, ideal für einen entspannten Urlaub ohne Massentourismus. Es gibt nur wenige, aber komfortable Hotels, viele Ferienhäuser und Apartments – keine übertriebenen architektonischen Bauten, sondern ausschließlich traditionelle, alpenländisch-tirolerische Gebäude mit viel Holz.
Unter den Übernachtungsmöglichkeiten gibt es jedoch eine ganz besondere: die Burgfrieder Mühle (www.burgfrieder-muehle.com). Dieses Haus, das auf einem steilen, nordöstlich ausgerichteten Hang thront, sieht aus der Ferne aus wie eine der vielen typischen Scheunen, die die Almwiesen dieser Region zieren – eine unscheinbare, kleine Holzkonstruktion auf einem steinernen Fundament. Doch sobald Brigitte und Josef, das Geschwisterpaar und Besitzer der Mühle, die schlichte Tür mit ihrer dicken Isolierglasscheibe öffnen, offenbart sich eine völlig unerwartete Welt.
Der freundliche, mit hellem Holz verkleidete Wohnraum wirkt auf den ersten Blick wie eine gemütliche Stube mit einer voll ausgestatteten Küche. Doch im Zentrum des Raumes steht eine faszinierende, komplexe Holzkonstruktion mit Riemen, Transmissionsriemen, Stangen, Trichtern und vor allem zwei schweren Mühlsteinen. „Dies war über 100 Jahre lang eine Mühle“, erklärt Josef und zeigt auf das weiß getünchte Bauernhaus, das einige Meter höher am Hang liegt. „Bis vor 35 Jahren wurde hier noch Getreide gemahlen und Tierfutter für unseren Hof hergestellt.“
Josef und Brigitte hatten die Idee, die alte Mühle zu renovieren und in eine außergewöhnliche, ja fast exklusive Ferienunterkunft zu verwandeln. Doch die Mühle als technische Einrichtung – einst vom Bach unterhalb des Hauses angetrieben – ist erhalten geblieben und bildet das Herzstück des Gebäudes. Eine bequeme Holztreppe führt um sie herum in das Obergeschoss, wo sich ein großes, helles Schlafzimmer mit angrenzendem geräumigen Badezimmer befindet. Noch eine Etage höher, unter dem schrägen Dach, gibt es ein weiteres Schlafzimmer für zwei Personen.
Den Gästen steht hier alles zur Verfügung, um in völliger Abgeschiedenheit eine einzigartige Urlaubserfahrung zu genießen – inklusive einer schönen finnischen Sauna und für die Mutigen ein erfrischendes Kneipp-Bad im kleinen Teich, der vom Gebirgsbach gespeist wird, der direkt unter dem Haus entspringt.
Das Dorf Oberrasen liegt direkt unterhalb der Mühle, nur wenige Autominuten entfernt. Hier, am Rande eines dichten Nadelwaldes, herrscht eine wohltuende Stille. Am Morgen, nach einer Nacht in absoluter Ruhe, bringt Brigitte den Gästen ein Frühstückskörbchen voller frischer Hofprodukte – liebevoll vorbereitet und serviert mit einem freundlichen Lächeln.
Den Burgfrieder Mühle wieder zu verlassen, selbst nach nur wenigen Tagen, fällt schwer. Doch bevor Josef seine Gäste verabschiedet, hat er noch eine Überraschung: Er setzt die alte Mühle in Gang – nun nicht mehr mit Wasserkraft, sondern per Knopfdruck mit einem Elektromotor. Die Mühlsteine beginnen sich zu drehen, Riemen und Trichter setzen sich ratternd in Bewegung – ein rhythmisches Toc-toc-toc, das immer schneller wird. „Sie funktioniert noch genauso wie früher“, sagt Josef stolz. „Zwar nur noch zur Demonstration, aber sie könnte jederzeit wieder Getreide mahlen. So bleibt dieses Stück ländlicher Geschichte lebendig und wird auch unseren Gästen vermittelt.“