
© Nebojsa Tejic / kolektiff – su gentile concessione FIGH
MARCO DEGL’INNOCENTI
MONACO DI BAVIERA – Giovedì 23 gennaio, al centro del parquet dell’ “Jyske Bank Boxen”, palazzo dello sport di Herning, Danimarca, Domenico Ebner, casacca rossa abbracciato ai compagni in maglia azzurra, ha cantato a squarciagola l’Inno di Mameli. Quasi quasi 5 milioni e mezzo di telespettatori tedeschi erano seduti davanti ai televisori. Stava per cominciare Italia-Germania. No, stavolta non si è trattato della sempiterna sfida calcistica che ad ogni edizione fa storia a sé. Stavolta si affrontavano le nazionali azzurra e quella tedesca di handball o pallamano come si voglia dire, nella partita decisiva per l’accesso ai quarti di finale dei campionati del mondo di questo sport, torneo diviso tra Danimarca, Croazia e Norvegia. Quando suono risuonate le note dell’inno tedesco, la telecamera ha inquadrato ad uno ad uno i giocatori in maglia bianca: anche loro cantavano tutti in coro. Poi l’immagine ha staccato ancora sugli azzurri. Per mostrare di nuovo Domenico Ebner, che intonava a pieni polmoni anche l’inno della Germania.
Domenico Ebner è uno dei punti di forza della nostra nazionale di handball. Ma è nato in Germania, a Friburgo, 30 anni fa. Da padre tedesco e madre italiana. Nel 2017 ricevette un messaggio su Facebook da Jürgen Prantner, ex stella alto atesina dell’hockey, vice allenatore della nazionale, che gli chiedeva se per caso avesse anche radici italiane. Per Domenico si aprì all’improvviso la prospettiva della maglia azzurra, una volta ottenuta la doppia cittadinanza.
«E’stata la più bella sconfitta che abbia mai vissuto», ha detto sorridente a conclusione della sfida con la Germania, vinta dai tedeschi per 34 a 27 dopo che, soprattutto nel primo tempo, l’Italia aveva dimostrato di poter tenere testa ai ben più quotati rivali. «Una partita speciale, per me – ha soggiunto Domenico – perché sono orgogliosamente tedesco ed anche orgogliosamente italiano e per questo ho veramente goduto la gara anche se il risultato, alla fine per noi non è andato tanto bene.»
Erano 28 anni che l’Italia di handball non si qualificava ad un campionato mondiale, ha voluto sottolineare il portiere azzurro. E in questo torneo la nazionale guidata da Riccardo Trillini si è conquistata a sorpresa il ruolo di rivelazione dopo aver battuto nel Main Round la quotata repubblica Ceca (25-18).
Ma con la Germania non c’è stata storia. Il miracolo era obiettivamente difficile: in questo paese l’handball è il secondo sport per popolarità e numero di praticanti dopo il calcio. La federazione tedesca (DHB Deutscher Handballbund) conta circa 750 mila giocatori attivi, 4 mila club in tutto il paese. I professionisti tra prima e seconda Bundesliga sono circa 700. Fra loro anche tre azzurri: oltre ad Ebner, il centrale Simone Mengon che gioca nell’Eisenach e l’ala destra Leo Prantner, figlio di Jürgen, nel Balingen, in 2. Bundesliga.
Ebner, che è fidanzato con Nicole, anche lei giocatrice di handball, anche lei portiera, è convinto che questi mondiali abbiano aperto una nuova era, molto promettente, per il suo sport anche Italia: «L’handball azzurro era scomparsa dal livello mondiale, Abbiamo dimostrato di poter tenere testa ad una squadra tra le più forti del mondo. Negli spogliatoi, dopo la partita con la Germania, i miei compagni erano tristi, delusi. Ma non dobbiamo esserlo. Abbiamo pur sempre perso con una squadra che l’anno scorso ha vinto l’argento alle olimpiadi».
E lui è pronto a continuare a cantare l’inno della sua seconda patria, che confessa di avere imparato dalla mamma, cantandolo con lei davanti alla tv. Certamente guardando gli “altri” azzurri, quelli del calcio ed anche, immaginiamo, Michael Schumacher quando trionfava con la Ferrari.