Chissà quanti sudtirolesi, ovvero cittadini di lingua tedesca della Provincia autonoma di Bolzano, avranno visto il 29 gennaio, sul primo canale della tv pubblica tedesca ARD, la prima puntata della nuova serie “Kripo Bozen”? Per spiegarla in breve ai non sudtirolesi di lingua tedesca o italiana e a chi ha poca dimestichezza con i programmi d’intrattenimento della tv germanica, trattasi dell’ennesima edizione di un format di fiction poliziesche da anni in gran voga in Germania, ambientate in città diverse. E fin qui nulla di strano. Strano è che stavolta venga scelta Bozen, ovvero Bolzano (e i suoi dintorni, con sconfinamenti financo nel bellunese…), come ambientazione di questa fiction. Laddove una bella commissaria di polizia, tutta efficienza e teutonica durezza, si ritrova chissà come paracadutata da Francoforte in un supposto commissariato della città altoatesina, ambientato – come facciata, almeno – nel palazzo comunale (quello vero, ovviamente un po’ mascherato). Avrà vinto un concorso, la fascinosa poliziotta? In fondo è una cittadina dell’UE…. Poco importa: fiction è fiction. Poco importa anche che a lavorare con lei la “commissaria” non trovi agenti dell’italica polizia di stato, ma carabinieri (la popolarità della Benemerita non conosce confini…) con tanto di bandoliera regolamentare. In particolare un bell’appuntatone rotondo e paffuto, che ovviamente parla un perfetto tedesco, ma ha le classiche movenze del tipico italiano pizza e spaghetti della più trita e immaginazione germanica. A riportare, però, le cose un po’in regola con i presunti ordinamenti questurini nostrani, ecco spuntare un bellone e tenebroso commissario, quasi controfigura di Fabio Testi dei bei tempi, che chissà perché arriva da Bari e che più che indagare su un traffico di poveri profughi dalla Siria, si impegna a fare un filo spudorato alla collega crucca. Ma è inutile indulgere nei particolari di un copione che è quello che è o deve essere.
Ovviamente le considerazioni sono altre: le immagini del Sudtirolo /Alto Adige che fanno da sfondo alla storiella non sono particolarmente avvincenti, anche perché girate evidentemente in una stagione morta, con poca neve sui monti, molte nuvole e scarso sole. Immagino che la possibilità di attrarre con questa fiction turisti dalla Germania (forse un po’in calo, negli ultimi anni, rispetto ai russi ed agli altri dall’Europa dell’Est) abbia probabilmente fruttato alla produzione della serie contributi pubblici. Ma l’Arma dei carabinieri, la Questura di Bolzano, la Provincia Autonoma, un’occhiata ai copioni ed al girato l’hanno data? Forse si sarebbero potuti evitare un po’di fuorvianti e stucchevoli stereotipi sul nostro Paese e le nostre istituzioni. Morale della favola: se – da parte sudtirolese/altoatesina, si doveva trattare, in primis, di un’indiretta promozione turistica, tanto valeva doppiare in tedesco “Un Passo dal Cielo” e venderlo alla tv germanica. Certo, non sarebbe stato meglio come spessore del soggetto e realismo delle situazioni, ma almeno le riprese dei luoghi da reclamizzare sarebbero state molto più invitanti. E soprattutto Terence Hill – quello sì ancora un idolo in Germania, come il suo socio Bud Spencer – pur con tutta la sua affascinante improponibilità di forestale a cavallo, sarebbe stato un testimonial di ben diverso appeal per quelle bellissime zone.