© MARCO DEGL‘INNOCENTI
DI MARCO DEGL’INNOCENTI
L’emorragia dei tedeschi dalle due maggiori chiese cristiane, quella cattolica e e quella protestante, è ormai un dato costante e, a quanto pare, irreversibile. Un anno fa il 51% della popolazione tedesca era dichiarata ufficialmente cattolica romana o evangelica. Nella primavera del 2022 – per la prima volta dopo secoli – la maggioranza dei tedeschi in Germania non appartiene a nessuna delle due grandi chiese. Anche insieme cattolici e protestanti sono in minoranza.
Nel 1990 più del 72% dei tedeschi erano membri di una delle due chiese principali. Per molto tempo la distinzione tra protestante e cattolico ha avuto un rilevante valore ideologico in Germania. Un tempo significava anche stili di vita molto diversi. La comunione o la cresima e un matrimonio in chiesa facevano parte della vita della maggior parte delle persone. Tutto ciò è cambiato da molti anni; già dopo la riunificazione con l’ex DDR, dove soltanto una minoranza del 30 per cento era ufficialmente appartenente ad una chiesa, la percentuale di membri della chiesa nella media nazionale è scesa notevolmente.
E’ opportuno a questo punto ricordare ciò che a noi italiani, in particolare a chi si trasferisce a vivere permanentemente in Germania, di primo acchito appare quantomeno di difficile comprensione: in Germania ogni battezzato, per professare ufficialmente la sua fede, accedere ai sacramenti (nel caso dei cattolici), al matrimonio religioso o anche al funerale in chiesa deve appartenere ufficialmente ad una delle due confessioni maggiori, la cattolica-romana e l’evangelica-protestante. Una volta diventato soggetto fiscale attivo (al riguardo non mancano le eccezioni e i distinguo, n.d.r) al membro di una chiesa viene richiesto anche il pagamento della cosiddetta “Kirchensteuer”, di norma il 9 per cento dell’imponibile fiscale (in Baviera e Baden-Wurttenberg l’8 per cento). Questa tassa, che ha origine nella “decima” di sapore medievale, è ancorata nell’attuale costituzione federale.
Da una chiesa, però, si può “uscire”, anche se con una procedura burocratica non proprio semplicissima. I motivi di questa scelta sono perlopiù di carattere personale, ma non sono pochi quelli che decidono di compierla proprio per sottrarsi alla “decima”. Ma negli ultimi anni sono stati soprattutto gli scandali sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica ad aumentare notevolmente il numero di persone che hanno lasciato e continuano a lasciare la chiesa. Anche se è quella protestante che sta vivendo un declino ancora più rapido dei suoi membri.
Nel 1990, l’anno della riunificazione, c’erano 29,4 milioni di membri della Chiesa protestante in Germania e 28,3 milioni di cattolici. Poi, 25 anni fa, il rapporto è cambiato. La Chiesa protestante ha perso membri più velocemente del cattolicesimo. Nella terra di Lutero e della Riforma c’erano di nuovo più cristiani cattolici che protestanti. La Chiesa protestante in Germania aveva fatto una proiezione che alla fine del 2021 avrebbe avuto probabilmente soltanto circa 19,7 milioni di membri; dieci anni fa erano quasi quattro milioni in più. Il numero dei cattolici è attualmente stimato in 21,8 milioni, due milioni e mezzo in meno rispetto al 2012. Una proiezione di entrambe le chiese presuppone che entro il 2060 solo il 30% sarà ancora cattolico o protestante. Per la Baviera, tradizionalmente e storicamente il Land con la più alta presenza di cattolici, i ricercatori si aspettano che la percentuale di membri della chiesa scenda sotto il 50% nel 2033. Più recentemente, la percentuale nel Libero Stato era del 64%, tre quarti dei quali cattolici.
“È una cesura storica, perché nel complesso è la prima volta da secoli che non è più ‘normale’ in Germania essere membri di una chiesa”, ha osservato di fronte all’agenzia di stampa DPA il sociologo berlinese Carsten Frerk, del gruppo di ricerca “Weltanschauungen in Deutschland” (“Visioni del mondo in Germania”), istituito dalla Fondazione Giordano Bruno, critica della religione e umanista. “La tendenza al calo era osservabile per un bel po’ di tempo – dice Frerk – ma ha accelerato di più negli ultimi sei anni rispetto a quanto ipotizzato in precedenza”.
Anche il sociologo della religione Detlef Pollack dell’Università di Münster – sempre citato dalla DPA – è d’accordo con questa analisi: “In passato, le chiese avevano un impatto su tutti i settori della vita sociale. Negli anni ’50, dice, le chiese erano presenti nella vita quotidiana della gente, determinavano i concetti di famiglia, morali e di valore generalmente accettati e stabilizzavano il nuovo ordine politico emergente”.
Dagli anni sessanta, con la ripresa economica, il cambiamento delle strutture familiari e l’emancipazione delle donne, è iniziato lo sconvolgimento culturale, aggiunge: “I valori dell’autorità hanno perso importanza. È così cominciato il declino della chiesa popolare. I legami religiosi si sono indeboliti”.