Foto M.Degl’Innocenti
DI MARCO DEGL’INNOCENTI
MONACO DI BAVIERA
Le piste ciclabili e le ciclovie tedesche sono – è universalmente riconosciuto – tra le migliori d’Europa. Il cicloturismo in Germania è un fenomeno di massa, da molti anni e i suoi praticanti si dirigono sempre più anche verso mete straniere. L’Italia è decisamente molto frequentata dai pedalatori tedeschi, che comunque – anche grazie al sostegno di numerose agenzie specializzate – tendono tradizionalmente a privilegiare regioni come Trentino-Alto Adige-Veneto. Friuli – Venezia Giulia, Piemonte, Toscana, più recentemente anche l’Umbria. Da noi le infrastrutture, intese soprattutto come piste ciclabili vere e proprie, non sono certo paragonabili – salva qualche benemerita eccezione – a quelle tedesche, o austriache o svizzere, ma il clima, la bellezza dei luoghi, il patrimonio artistico culturale e non ultima la ricca offerta enogastronomica costituiscono comunque un forte motivo di richiamo.
Ai cicloturisti tedeschi – ma non solo, anche e soprattutto agli italiani – suggeriamo stavolta una meta ancora fuori dai grandi circuiti : la Ciclovia dei Parchi della Calabria.
Come dice il nome non si tratta di una pista ciclabile vera e propria. È un itinerario studiato da un gruppo di appassionati locali che permette di attraversare questa splendida regione italiana, turisticamente nota soprattutto grazie alle sue coste marine, per l’intera lunghezza, ma nell’assai meno conosciuto interno. Un itinerario lungo la dorsale appenninica caratterizzata dai tre parchi nazionali ed un parco naturale intorno ai massicci di Pollino, Sila, Aspromonte e tra i rilievi e le vallate delle Serre Calabresi. Il suo sviluppo completo è lungo 545 km, dalla piccola località di Laino Borgo, al confine settentrionale con la Basilicata, proprio sotto gli spettacolari viadotti dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, fino al capoluogo, Reggio. Il percorso si snoda su strade provinciali o secondarie, molto raramente si è costretti a percorrere alcuni tratti di strade statali. Con due fondamentali caratteristiche: sono quasi tutte perfettamente asfaltate o comunque con un ottimo fondo anche quando è sterrato ed il traffico veicolare è praticamente assente lungo l’intero itinerario.
Noi abbiamo scelto di percorrere all’inizio di settembre il tratto centrale, che da Camigliatello Silano attraversa tutto il magnifico parco nazionale della Sila, prosegue digradante lungo le Serre e raggiunge Pizzo, in riva al Tirreno. Lo abbiamo fatto con il mezzo più comodo: una e-bike con batteria da 625 Wh, in grado di fornire autonomia senza preoccupazioni di chilometraggio. Certo, i più giovani e i meglio allenati possono usare anche le bici tradizionali – “muscolari”, come si dice adesso – ma si deve sapere che le salite sono tante, con pendenze quasi sempre impegnative e molto lunghe. Ovviamente compensate anche da lunghe, inebrianti, discese.
Nel pianificare il viaggio ci siamo avvalsi dell’organizzazione di una delle agenzie turistiche locali che offrono questo tipo di esperienza (si trovano facilmente in Internet). I pacchetti prevedono di norma una precisa traccia GPS del percorso scaricabile sul telefonino (la copertura del segnale è ovunque eccellente) o su dispositivi appositi tipo Garmin e la prenotazione delle strutture dove pernottare, perlopiù accoglienti e puliti bed & breakfast o agriturismi. È possibile anche usufruire, come nel nostro caso, di un trasporto del bagaglio da un luogo di pernottamento all’altro, pur se tale servizio è piuttosto costoso. Ovviamente si può percorrere la ciclovia in completa autonomia, la traccia per il dispositivo GPS è scaricabile anche dal sito ufficiale (www.cicloviaparchicalabria.it), ma va detto che, specialmente nella bassa stagione, in alcune zone non è facile trovare strutture ricettive con stanze disponibili o comunque aperte.
Il nostro percorso è stato suddiviso in cinque tappe, per un totale di circa 235 km. Ogni tappa di una lunghezza tra i 40 ed i 60 km circa. La pedalata è affascinante lungo tutto il suo sviluppo. Si attraversano interminabili foreste di conifere, fitti boschi di latifoglie e vasti pascoli, si costeggiano i grandi laghi Arvo e Ampollino, ci si perde letteralmente in una natura selvaggia, talvolta aspra, molto più spesso opulenta, con improvvisi idilliaci scorci, ovunque pressoché intatta. L’itinerario è ben indicato da una segnaletica uniforme e facilmente riconoscibile. Al di là di un paio di insediamenti turistici – praticamente deserti ed un po’desolati nella bassa stagione – con chalet che pretendono di ispirarsi alle architetture alpine, i piccoli caratteristici borghi antichi che si incontrano sul percorso o nei quali si fa tappa sono tranquilli, ben tenuti e soprattutto si trovano ovunque ristoranti e trattorie che offrono una cucina tipica locale di alta qualità. Per non parlare del calore dell’accoglienza che la gente dei luoghi riserva ai forestieri, cicloturisti in particolare. Non entriamo in ulteriori dettagli, per ragioni di spazio, ma ci preme ricordare almeno uno di questi paesini: Tiriolo, aggrappato ad una rupe dalla cui sommità si gode del panorama di due mari, il Tirreno ad ovest e lo Jonio a sud est. Un’esperienza unica ed indimenticabile. Come tutta questa magnifica ciclovia.